né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né 'l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto
(Dante inf. XXVI – Ulisse)
Per il navigatore il
tempo non si misura in anni, mesi, giorni e ore, ma con i kilometri, i metri e
i centimetri che lo separano dal mare e quando finalmente lascia gli ormeggi e
si allontana dalla costa il tempo si ferma, rimane solo la magia dell’eterno e
dell’infinito.
Scompare la costa e
cadono le catene, si rompono i confini, si superano le colonne d’Ercole dei
pregiudizi e delle ipocrite convenzioni.
Eccolo in
navigazione, vincendo gli indugi
dell’autosufficienza di molti abitanti della città, spesso convulsi nel loro
muoversi, frenetici ma alla
fine statici, nel compiere solo un exode sur place (Rémi
Lack), cioè l’ossimoro di un esodo senza uscita.
Non si odono più i
rumori nevrotici del mondo abitato, si sente solo il fruscio del vento, lo
sciabordio delle onde e un rintocco martellante, un tonfo continuo, un
rimbombo, il cuore.
Anche Lei, la nuova Penelope, sente il battito
accelerato mentre attende con ansia la telefonata
nell'ora concordata, ma il
mare, complice della sua irrequietezza, non ha orari e non dà spiegazioni.
...Se in me è quella voglia di cercare, che spinge le
vele verso terre non ancora scoperte, se nel piacere è un piacere di navigante:
se mai gridai giubilante: "La costa scomparve"; ecco anche la mia
ultima catena è caduta, il senza-fine mugghia intorno a me, laggiù lontano
splende per me lo spazio e il tempo, orsù! Coraggio! Vecchio cuore!...
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
La voglia di cercare e di cercarsi porta lo spirito e Spirit lontano, il
viaggio non finisce mai, c’è sempre altro da guardare e da inseguire.
Vedere di nuovo quello che si è già visto perché ogni
alba porta un giorno nuovo, il mare non è mai lo stesso e le epifanie si moltiplicano.
Sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto
"più in là".
(Eugenio Montale)
Navigare, navigare, l’unico pensiero è navigare,
superare i traguardi e raggiungere l’orizzonte inottenibile.
Nel buio della notte il navigatore veglia e ascolta il
mare che parla con il suo arcaico idioma indecifrabile, è la voce robusta che il mondo possiede
insieme alla voce della montagna, ma il
navigatore le conosce
entrambe perché mentre ascolta la voce
possente del mare ricorda quella dell’antica montagna di Buddusò.
...navigare di notte, in questo nero apparente,
sapendo dov'è l'isola ... questa magia fa rinascere in me l'alleanza con
l'universo. Le stelle parlano, il mare parla, il vento parla e l'isola, nascosta
nella notte, anche lei parla...(Bernard Moitessier)
Una barca in porto è al sicuro ma Spirit non è nata
per questo, non resta nel porto per paura, lei è fatta per spiegare le sue
grandi ali al vento e mostrare al suo uomo la bellezza.
Gloria al Latin che disse: «Navigare
è necessario; non è necessario
vivere». A lui sia gloria in tutto il Mare!
Alle Pleiadi e ai Fati (Gabriele
D'Annunzio in Maia)
Il Latin che disse è Pompeo nell’opera di Plutarco
Navigare necesse est, vivere non est necesse
(Plutarco – nella vita di Pompeo)
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento.